Discrepanze tra urinocoltura ed esame microscopico del sedimento: quali possono essere le cause?
Vi saranno sicuramente capitati casi in cui l'esame delle urine e l'urinocoltura mostravano una discrepanza tra l'esito della microbiologia e l'aspetto microscopico del sedimento urinario: apparentemente illogici, questi risultati possono in realtà avere diverse spiegazioni medico/scientifiche.
Quando si parla di infezione del tratto urinario (UTI) si intende un attacco ai meccanismi di difesa dell'ospite da parte di un un batterio virulento che può aderire, moltiplicarsi e persistere in una porzione del tratto urinario.
In genere, le UTI sono determinate da batteri, tuttavia anche funghi e virus possono causare infezione.
L'infezione può interessare un singolo sito, come il rene (pielonefrite), l'uretere (ureterite), la vescica urinaria (cistite), l'uretra (uretrite) e magari coinvolgere anche organi dell'apparato genitale come la prostata (prostatite) o la vagina (vaginite).
L'infezione può o meno determinare segni clinici che costituiscono il punto di partenza per un’indagine accurata della causa, come ad esempio pollachiuria, stranguria, ematuria, ecc. (Bartges, 2004).
L’analisi delle urine è un test di laboratorio standard che serve ad analizzare e misurare le caratteristiche fisiche, chimiche e microscopiche delle urine di un paziente.
L’urinocoltura è un esame batteriologico che mira a rilevare all’interno del campione di urina la presenza di agenti eziologici potenzialmente responsabili di infezioni a carico delle vie urinarie, isolarli, valutarne la carica microbica, fornire test di sensibilità agli antimicrobici sul ceppo isolato e studiare le cause di reinfezione ed antibiotico-resistenza.
L’osservazione del sedimento urinario è una parte fondamentale dell’esame delle urine.
Dopo centrifugazione del campione, la parte depositata sul fondo della provetta viene osservata al microscopio per rilevare eventuali componenti in grado di indicare stati patologici.
In condizioni normali il sedimento urinario è scarso ed è costituito da rare cellule di sfaldamento e occasionali leucociti ed eritrociti.
L’esito dell’urinocoltura deve essere messo in relazione all’esame citologico del sedimento e deve essere interpretato alla luce del quadro clinico.
Infatti, molti microrganismi, potenzialmente patogeni per il tratto urinario, sono commensali di alcuni apparati come quello gastroenterico, urogenitale e cutaneo.
In questo contesto, la presenza in una determinata quantità (espressa in UFC/mL) di un isolato batterico da urinocoltura eseguita in un campione prelevato in cistocentesi, e in presenza di piuria (neutrofili in concentrazione elevata nel sedimento urinario), è fortemente indicativo di infezione del tratto urinario.
È possibile ottenere un sedimento negativo associato a un esame colturale positivo?
Sì è possibile e le ragioni possono essere varie, ad esempio una bassa carica batterica (pertanto non visualizzabile al microscopio), la massiccia presenza di cellule che rende i batteri poco identificabili, eventuali contaminazioni, nonché il fatto che la risoluzione dell’occhio umano con cui vediamo il sedimento al microscopio ha un’efficienza minore rispetto al colturale dove i batteri, se presenti, crescono sulla piastra rendendo possibile l’apprezzamento della loro morfologia e caratteristiche biochimiche.
Come giustificare un sedimento positivo con esame colturale negativo?
La negatività all’esame colturale, in presenza di batteriuria all'esame microscopico, può essere legata a diversi fattori:
- presenza di sostanze inibenti nelle urine: ad esempio se è in corso una terapia antibiotica o se nelle urine sono presenti disinfettanti chimici. I batteri possono per tali ragioni risultare "disvitali" (ricordiamo, infatti, che per poter essere rilevati in coltura i batteri devono essere vivi e capaci di replicare)
- presenza di pus e/o cellule infiammatorie: (gli enzimi lisosomiali dei neutrofili e/o la fagocitosi batterica inibiscono la crescita dei batteri)
- bassa carica batterica
- inadeguato rapporto acido borico/urine: nel caso non fosse possibile evitare il ritardo dell’analisi e la refrigerazione non potesse essere garantita, è auspicabile l’utilizzo di contenitori pre-riempiti con conservanti quali acido borico che permettono di stabilizzare la concentrazione batterica, impedendo la proliferazione e la morte dei batteri
Per un corretto rapporto acido borico/campione è fondamentale che i contenitori vengano riempiti fino alla linea indicata nei contenitori primari per mantenere la corretta concentrazione del borato; se il rapporto urina/acido borico non è ottimale (troppa poca urina rispetto alla quantità di acido borico) i batteri possono risultare inibiti nella loro crescita in vitro.
- errori di trasporto, conservazione e/o sbalzi termici a cui il campione è sottoposto
- batteri a crescita lenta/difficoltosa: come anaerobi o batteri che impiegano più di 48-72 ore per crescere
- presenza di anaerobi che a contatto prolungato con l’ossigeno sono morti o che non sono stati ricercati in base alla richiesta effettuata: infatti, al fine di comprovare la presenza di batteri anaerobi all’interno del campione, è opportuno richiedere l’esame di urinocoltura completo che prevede la ricerca di batteri aerobi, anaerobi e miceti
- campionamento inadeguato: (scarso materiale, presenza di contaminazioni)
- corpuscoli: (soprattutto rotondeggianti e/o gocce lipidiche, organelli citoplasmatici, cristali amorfi o detriti) erroneamente identificati con batteri all'esame microscopico
In questo caso sarebbe opportuno fare un esame citologico del sedimento che fornisce informazioni sulla morfologia batterica e può, quindi, aiutare a scongiurare questa ipotesi (Soares et al., 2024).
Esame citologico del sedimento urinario dopo fissazione e colorazione: numerosi leucociti cariolitici con numerosi batteri basoncellari.
Ricorda: è importante campionare in maniera adeguata al fine di evitare risultanti incongruenti!
Come? In primo luogo, è opportuno scegliere la metodica di raccolta che più riduce il rischio di contaminazione, ovvero tramite cistocentesi, la quale permette di prelevare sterilmente l'urina direttamente dalla vescica.
In secondo luogo, è bene campionare raccogliendo un quantitativo adeguato per eseguire la conta delle unità formanti colonia su mL (UFC/mL). Per quanto riguarda il trasporto, la scelta d’elezione è la provetta con acido borico (stabilizzante per la crescita batterica) che può essere conservata a temperature ambiente senza necessità di refrigerazione.
In ultimo, ma non per importanza, è bene ricordare la corretta identificazione del campione che deve riportare i dati anagrafici del paziente nonché tutti le possibili informazioni cliniche e terapeutiche utili per un inquadramento ottimale, come ad esempio specificare informazioni sul periodo di inizio, durata e progressione della sintomatologia, trattamenti utilizzati o trattamenti in corso, oltre all’esito dell’esame citologico sul sedimento, se effettuato.
Idealmente, i campioni per l'urinocoltura devono essere raccolti prima di iniziare la terapia.
Nel caso in cui questo non fosse possibile, si può comunque effettuare l’esame colturale ma si deve tener conto della possibile azione inibente della terapia antibiotica sull’eventuale crescita batterica.
A fine terapia è opportuno attendere almeno 7-10 giorni prima di eseguire l'urinocoltura di controllo per ridurre al minimo l'inibizione della crescita microbica da parte delle sostanze inibenti residue.
Fonte Bibliografica
- Joseph W. Bartges, DVM, PhD, Diagnosis of urinary tract infections, Vet Clin Small Anim 34 (2004) 923–933
- Ana Bárbara Uchoa Soares, Juliana Felipetto Cargnelutti, Bruno de Almeida Albuquerque, Cinthia Melazzo de Andrade, Vinicius Nomi Hirata, Are stained and unstained methods of urine sediment from dogs in accordance with microbiological culture?, Ciência Rural, Santa Maria, v.54:04, e20230129, 2024
Giulia Frossini, Biotecnologa Vet., Reparto di Microbiologia di MYLAV
Marta Medardo, Med. Vet., EBVS European Specialist in Veterinary Microbiology (Dipl. ECVM); Responsabile del Servizio di Microbiologia di MYLAV
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