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Noduli splenici del cane: quanti sono realmente neoplastici e maligni?

Questa è una domanda che mi assilla da anni e che mi fa discutere animosamente con gli amici clinici ed oncologi, ogni volta che affrontiamo l’argomento.

Vista la diffusione e la frequenza con cui si esegue la diagnostica per immagini dell’addome nei nostri animali, è evidente a tutti quanto sia un riscontro frequente, soprattutto per chi si occupa di ecografia. Non è una domanda a cui possiamo dare una risposta certa, ma cercherò di analizzare la questione in maniera critica in questo post.

Nell’ultimo trentennio, diversi lavori pubblicati su riviste internazionali, hanno cercato di rispondere alla questione in maniera oggettiva e scientifica. La maggior parte di questi studi indica che una buona maggioranza delle neoformazioni nodulari spleniche sono neoplastiche e maligne (neoplasie vascolari e mesenchimali di varia natura, ematopoietiche, metastasi, ecc.): tra queste, l’emangiosarcoma (HSA) sembra farla nettamente da padrone.

Per gli oncologi esiste il dogma dei 2/3: ovvero i 2/3 circa delle neoformazioni spleniche sono neoplastiche e di queste, circa i 2/3 sono HSA.

Nella mia esperienza di “povero citologo” invece mi trovo in una situazione completamente opposta: la stragrande maggioranza dei campioni citologici che analizziamo in laboratorio, sono riconducibili a processi di iperplasia linfoide ed ematopoiesi extra-midollare splenica, del tutto benigni e spesso privi di significato clinico nel cane.

Nel nostro laboratorio, analizziamo ormai circa un migliaio di campioni splenici all’anno mediante FNA: posso dire con certezza che il numero di HSA da me diagnosticati si può contare sulle dita di una mano nell’arco di 12 mesi! Come è possibile questa spiegare discrepanza?

Figura 1: esempio di citologia da nodulo di iperplasia linfoide ed ematopoiesi extramidollare splenica. In questi campioni si rileva una commistione di cellule linfoidi (come in un linfonodo reattivo) e di precursori ematopoietici misti (come in un midollo osseo).

Le pubblicazioni sull’argomento hanno purtroppo dei grossi “bias” (ovvero dei difetti nella progettazione dello studio, che ne indirizzano in un  modo o nell’altro i risultati): questi inficiano pesantemente l’interpretazione di quanto viene rilevato. Facciamo alcuni esempi di seguito.

Nel 2008 su JAVMA, Hammond et al. analizzano la prevalenza dell’HSA in 71 cani con massa splenica ed emoperitoneo; tutti questi pazienti hanno necessitato di una trasfusione. Ebbene di questi 71 casi, ben 54 avevano neoplasie maligne (di cui 50 HSA) e solo 17 lesioni benigne.

E’ lampante che in una simile popolazione di cani, sia molto più probabile rilevare una diagnosi finale di HSA rispetto alle altre neoplasie o noduli benigni, proprio perché questa neoplasia è più propensa a provocare un'emoaddome. Le lesioni iperplastiche benigne solo occasionalmente vanno incontro ad una rottura spontanea, per cui la loro prevalenza in un gruppo selezionato sulla base della presenza di un versamento emorragico addominale, risulta ovviamente più bassa.

Figura 2: classico aspetto citologico di un HSA.

Nel 2016 Cleveland & Casale pubblicano uno studio su JAVMA in cui analizzano la tipologia di noduli splenici in cani splenectomizzati a seguito del riscontro “accidentale” di tali lesioni nella milza. In questi pazienti con noduli “non rotti” e quindi senza emoperitoneo, ecco che il rapporto tra lesioni maligne e benigne si ribalta: su 105 campioni, 74 risultavano benigni mentre 31 maligni (e di questi circa 2/3 erano HSA, confermando la maggior frequenza di questo tipo di neoplasia tra i tumori splenici del cane).

Perché la situazione si è capovolta rispetto allo studio precedente? Semplicemente perché la selezione della popolazione canina nello studio è differente: i noduli sono integri, non c’è emoperitoneo e il rilievo è accidentale (per cui i pazienti possono anche essere completamente asintomatici). In questo contesto è ovvio che la prevalenza delle lesioni benigne aumenta.

Altri studi, basati sempre su una diagnosi definitiva istologica, hanno mostrato prevalenze variabili tra lesioni benigne e maligne: Eberle et al (Tieraztliche Praxis 2012) su 249 campioni rilevano 47% di lesioni benigne e 53% maligne (con la consueta prevalenza di HSA, che rappresentava circa i 3/4 di queste neoplasie in questa serie).

In uno storico studio del 1992 pubblicato da Spangler & Culbertson, su ben 1480 campioni istologici analizzati, la maggior parte delle lesioni analizzate erano benigne (iperplasia, ematomi ed ematopoiesi extramidollare) mentre nel recente lavoro pubblicato da Davies & Taylor nel 2020 sul Vet Comp Oncol, su 230 casi, il 60% circa erano neoplasie maligne, di cui 2/3 come al solito veniva rappresentato dall’HSA. Anche i questo lavoro tuttavia, se si consideravano solo i campioni non associati ad emoaddome, le lesioni benigne erano prevalenti (54% benigne VS 46% maligne).

In ogni caso, tutti questi numeri tendono a non supportare la mia “impressione” di citologo: le diagnosi di neoplasia maligna nella mia casistica sono nettamente più rare rispetto a quelle di malignità. Ho sempre pensato che questa discrepanza possa essere spiegata col fatto che i noduli benigni vengono lasciati in sede e monitorati, per cui giungono al’esame istologico in prevalenza le neoplasie maligne, e questo ne spieghi la sovra-rappresentazione negli studi pubblicati, che si basano quasi esclusivamente su una diagnosi finale di tipo istologico.

Questa mia impressione è stata finalmente supportata da un recente studio pubblicato da Yankin et al su J Vet Intern Med (2020): in questo articolo gli autori hanno selezionato 125 casi di citologie da milze con alterazioni ecografiche del parenchima o con noduli splenici <2 cm. Di questi 125 casi, solo 22 erano neoplastici ed in prevalenza linfomi (10 casi) e solo 1 HSA! La stragrande maggioranza dei campioni era quindi da ricondurre ad alterazioni non neoplastiche, di cui 100 considerate clinicamente irrilevanti.

E’ ovvio che anche in quest’ultimo lavoro ci sono bias importanti: per esempio avere escluso le lesioni di dimensioni >2 cm potrebbe aver fatto sottostimare alcune forme neoplastiche rispetto ad altre. Inoltre, non avendo una conferma istologica, è altrettanto possibile che alcune lesioni apparentemente benigne all’esame citologico nascondano una neoplasia (per esempio un'iperplasia linfoide diagnosticata in citologia, potrebbe rivelarsi invece un linfoma con crescita nodulare all’esame istologico, oppure una ematopoiesi extra-midollare nascondere un HSA).

Figura 3: esame istologico di un nodulo splenico, in cui prevalevano gli aspetti di iperplasia linfoide (LH) ed ematopoiesi extra-midollare (EMH), ma in un'area limitrofa era presenta una proliferazione angiosarcomatosa (nell'angolo in basso a sinistra si intravede una porzione periferica della neoplasia, HSA).

 

Non credo di aver dato una risposta definitiva alla domanda iniziale, in quanto altri studi con casistiche molto più estese, saranno necessari per avere più chiara la situazione. Ma almeno abbiamo incominciato a mettere in discussione la regola dei 2/3 tanto amata dagli oncologi.

Non solo: una volta che saranno meglio chiarite le reali prevalenze delle patologie spleniche nodulari del cane, sarà possibile avere delle linee guida condivise su come gestirle clinicamente (monitorarle VS intervenire chirurgicamente ad esempio).

Walter Bertazzolo, EBVS European Specialist in Veterinary Clinical Pathology (Dipl. ECVCP); Direttore Scientifico di MYLAV.

 

 

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Persone in questa conversazione

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  • Cara Franca, direi proprio di si. Anche se gli HSA danno spesso anomalie ematologiche (legate a emorragie ricorrenti o emolisi microangiopatica), queste non sono per forza necessariamente presenti in tutti i casi.
    walter

  • Cara Franca,
    sono d'accordo con Walter. Non sempre sono presenti alterazioni ematologiche. Anche se ecograficamente si può ipotizzare un emangiosarcoma, la diagnosi conclusiva è sempre istopatologica.
    ciao
    Laura

  • Ospite - Franca Rossi

    Salve,
    una curiosità: vista la sua grande esperienza sul campo, lei sarebbe in grado di distinguere un nodulo da angiosarcoma splenico da un nodulo benigno di quelli che nomina nel suo articolo,guardando una fotografia?
    A livello visivo sono diversi tra loro?
    Alla mia cagnolina di 14 anni è stata asportata milza e nodulo di cm 4 e io ho fatto una fotografia! La vuole vedere? A breve avrò la risposta dell'istologico, ma sarei curiosa di un suo parere!!!
    Grazie

  • Cara Franca, macroscopicamente possono essere confusi molto facilmente e quindi è assolutamente necessario un esame istologico.
    walter

  • Ospite - Franca Rossi

    Salve,ho avuto la risposta dell'esame istologico in merito alla massa splenica asportata alla mia cagnolina e recita così:
    Tecnica : colorazione ematossilina e eosina
    Nelle sezioni di milza in esame è possibile apprezzare vaste aree di iperplasia della polpa bianca,che tendono a comprimere il normale parenchima splenico . Le aree iperplastiche sono costituite da follicoli aumentati di volume, talvolta coalescenti,formati da una popolazione linfoide mista che mantiene seppur in maniera meno definita,la normale architettura del follicolo . Si osservano occasionali elementi in apoptosi e la presenza di aree emorragiche croniche con emosiderosi . Il quadro microscopico è compatibile con iperplasia follicolare.
    Il veterinario mi ha detto solo che è una forma benigna,ma che secondo lui è più probabile che sia emangiosarcoma splenico non rilevato da coloro che hanno fatto l'esame istologico ! Questa sua affermazione mi ha destabilizzato psicologicamente!!! Ma che si fa a fare un esame istologico,,se poi non si crede al risultato?
    Secondo la sua esperienza è possibile? Mi ha detto che ogni 2 mesi dovremo fare una ecografia a fegato,cuore e polmoni per rilevare eventuali metastasi e come terapia preventiva il fungo medicinale coriolus!
    Per favore dottore mi può "tradurre" il risultato dell'istologico e darmi un suo parere su ciò che mi ha detto il veterinario? Grazie mille!!!

  • Cara Franca, quel tipo di lesione diagnosticata nel suo cane è la più comune e quindi non mi stupisce che questo sia l'esito dell'istologia e mi fiderei comunque di questo dato. E' vero che un angiosarcoma possa sfuggire durante la processazione di una neoformazione splenica, ma non mi allarmerei così tanto, ma farei sicuramente i controlli programmati nel tempo con la diagnostica per immagini, giusto per ulteriore conferma.
    Walter

  • Ospite - Franco Falcone

    Gentile Dottore,
    sono un medico degli umani (pneumologo) e il mio amato rodhesian ridgeback di 9 anni e mezzo e 56 kg di taglia ha un nodulo splenico non giudicato maligno all'eco con mdc e proposto per splenectomia avendo io rifiutato l'agoaspirato per i possibili errori e per il rischio emorragico (faccio regolarmente agoaspirati polmonari e ho una certa praticaccia ma la milza mi preoccupava). Ancora più mi preoccupa il rischio emorraggico da rottura splenica, sopratttutto in condizioni acute. Devo dire però che leggendo questo suo bellissimo articolo mi rendo conto che le alternative di gestione non sono molte: 1) se è un tumore non so quanto sia realmente eradicabile con la splenectomia anche in stadio apparentemente precoce; la gestione non chirurgica nel mio cane mi sembrerebbe una cattiveria. 2) l'agoaspirato npon garantisce con certezza la diagnosi. 3) il wait and see (sempre in un cane) ha l'uniico grande rischio della rottura splenica in acuto in orari nei quali accedere a un chirurgo verterinario può essere impossibile. Vorrei evitare al mio cane l'iter oncologico che è accettabile oggi per un umano date le nuove terapie immunostimolanti ma è meno penso "comprensibile" per il nostro cane. Alla fine mi sono deciso, vivendo a Bologna che non è sprovvista dal punto di vista veterinario, di studiare tutti i possibili accessi in orari acuti e strani alla clinica veterinaria, di studiare tutti i possibili provvedimenti da gestire personalmente in caso malaugurato di scompenso cardiocircolatorio acuto da anemia post-frattura splenica e di lasciare in pace il mio cane osservandolo vivere normalmente e sperando di poterlo magari accompagnare alla morte come tutti gli altri miei fratelli canini. In genere non scrivo mai a un autore con commenti più o meno intelligenti ma il suo articolo mi sta aiutando molto a decidere cosa fare. Grazie e complimenti.

    Ultima modifica commento su 1 anno fa da Isidoro
  • Ospite - LAURA

    gentile dottor Falcone, quando i noduli splenici raggiungono dimensioni "critiche" (>2 cm), insipendentemente dall'aspetto ecografico, è indicata la splenectomia. Non solo per asportare neoplasie maligne, ma anche lesioni che nel tempo potrebbero trasformarsi. Non tutti i tumori splenici sono fatali, per alcuni la chirurgia è curativa. L'emoaddome da rottura di massa splenica è quasi sempre un'emergenza e spesso peggiora la prognosi.
    Cordiali saluti, Laura Marconato

  • Ospite - Cristian

    Salva vorrei raccontare questa un anno e mezzo facendo in normale controllo al mio cane 7 anni hanno trovato due noduli uno di 1.4 e l altro di 1.7 non ho voluto fare l istologia e dopo ogni 4 mesi ho fatto ecografia di controllo. A distanza di un anno e mezzo uno di questi noduli non c'è più e quello da 1.7 e rimasto invariato, ho sempre l'insicurezza di cosa fare, ma la mia domanda è se passato tutto questo tempo uno è sparito l altro e rimasto invariato devo ancora preoccuparmi?

  • Direi che l'ipotesi che siano semplici noduli iperplastici sia plausibile: una citologia per ago-aspirato te lo confermerebbe. In ogni caso le neoplasie spleniche maligne hanno ben altra evoluzione e con tempi piuttosto ridotti, per cui nel tuo caso non mi preoccuperei gran che.
    walter

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