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Biochimica clinica

ACIDI BILIARI SIERICI O URINARI: QUALI SCEGLIERE?

Molti clinici ci chiedono se siano meglio gli acidi biliari sierici pre e post-prandiali oppure quelli urinari. Prima di cercare di rispondere a questa domanda, bisogna fare alcune premesse:

1) La concentrazione degli acidi biliari viene utilizzata dai clinici come test specifico di funzione epatica, ma bisogna ricordarsi che la loro concentrazione dipende anche da eventuali problemi gastroenterici (come il malassorbimento, la disbiosi, ecc.), in quanto nel metabolismo degli acidi biliari, gioca un ruolo fondamentale il ricircolo portale entero-epatico e la metabolizzazioni di queste molecole da parte dei batteri intestinali. Pertanto una inaspettata alterazione nella loro concentrazione potrebbe dipendere anche da eventuali problematiche grastroenteriche.

2) La maggior parte degli animali sani ha concentrazioni di acidi biliari molto basse, ma inspiegabilmente alcuni cani posso avere fisiologicamente dei valori molto più elevati. E’ noto ad esempio come nei maltesi sani sia frequente avere valori di acidi biliari sierici pre e post-prandiali molto elevati (Tisdall et al Aus Vet J 1995). In questi casi può essere davvero difficile stabilire quale cut-off utilizzare per discriminare tra un maltese sano ed uno patologico.

3) Tattandosi di un test di funzione epatica, è plausibile aspettarsi acidi biliari elevati in tutte qulle epatopatie che conducono ad una ridotta funzione epatica. Potranno essere pertanto presenti anche altri riscontri di laboratorio con lo stesso significato (es. ipoazotemia, ipoglicemia, ipoalbuminemia, iperbilirubinemia, ecc). Nelle anomalie vascolari congenite (shunt), l’aumento degli acidi biliari è spesso l’unica alterazione di laboratorio della funzione epatica.

4) Se un animale ha una epatopatia associata ad ittero, testare gli acidi biliari è completamente inutile: verranno elevati sicuramente, in quanto l’iperbilirubinemia causata da patologie epatiche o post-epatiche/ostruttive è associata sicuramente ad un deficit di funzione epato-biliare, non c’è bisogno di confermarlo in altro modo.

5) Quando si dosano gli acidi biliari sierici, è sempre consiglibile fare sia i pre che i post-prandiali. Infatti non è infrequente, ottenere dei valori pre-prandiali molto più elevati dei post-prandiali. Questo può dipendere da una precoce contrazione della cistifellea a digiuno, da concomitanti patologie gastroenteriche, da un alterato svuotamento gastrico, ecc. Misurando solo gli acidi biliari pre-prandiali correremmo il rischio di diagnosticare troppo spesso una insufficienza epatica.

Ma allora quale devo scegliere? Sulla base dei risultati della letteratura, l’accuratezza diagnostica degli acidi biliari sierici (pre e post-prandiali) e di quelli urinari è molto simile. Pertanto molti clinici preferiscono utilizzare le urine, perché hanno il grosso vantaggio di richiedere un solo campionamento, possono essere raccote direttamente dal proprietario e oviamente, trattandosi di una singola determinazione, costano meno. Nell’esperienza di molti internisti tuttavia non è infrequente ottenere valori di acidi biliari urinari border-line, difficili quindi da interpretare.

In generale, io e il team di consulenti internisti di MYLAV, suggeriamo sempre di utilizzare, se possibile, prima gli acidi biliari sierici, sempre facendo pre e post-prandiali per i motivi sopra esposti. Se fosse problematico eseguire due prelievi ematici, i valori urinari possono essere una alternativa valida, tenendo conto di alcune considerazioni importanti:

A) Considerate significativi solo aumenti molto rilevanti della concentrazione urinaria, non fidatevi di piccoli aumenti.

B) Cercate di eseguire la raccolta delle urine dopo 4-8 dal pasto: questo accorgimento aumenta le probabilità di rilevare un aumento significativo in caso di epatopatia (Center 2010, ECVCP Proceedings).

C) Come per molti altri analiti urinari, considerate solo il valore normalizzato in base alla concentrazione della creatinina urinaria, non il valore assoluto.

Bibliografia:

Balkman et al (2003). Evaluation of urine sulfated and non-sulfated bile acids as a diagnostic test for liver disease in dogs. JAVMA 222: 1368-1375.

Tisdall et al (1995). Post-prandial serum bile acid concentrations and ammonia tolerance in Maltese dogs with and without hepatic vascular anomalies. Aus Vet J 72: 121-126.

Trainor et al (2003). Urine sulfated and non-sulfated bile acids as a diagnostic test for liver disease in cats. J Vet Intern Med 17: 145-153.

Walter Bertazzolo, Direttore Scientifico di MYLAV

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Persone in questa conversazione

  • Ospite - Silvia

    Buongiorno, chiedo una info da profana del settore: la normalizzazione degli analiti urinari avviene perché ad es. un analita potrebbe risultare basso o alto in base alla concentrazione delle urine in un dato giorno/momento, corretto?
    Per esemplificare: se in una raccolta casuale di urine esse sono molto concentrate, il valore ad es. delle proteine risulta in automatico più elevato e per questo deve essere rapportato al valore della creatinina (che anch’essa è relazionata al livello di concentrazione delle urine) per eliminare l’effetto concentrazione. È corretto?
    Questa normalizzazione vale per tutti gli analiti urinari?
    Grazie molte per le delucidazioni,
    Silvia

  • Esattamente Silvia, proprio come dici tu viene fatto per molti analiti urinari.
    ciao

  • Ospite - Silvia

    Grazie Walter. Leggendo su vari siti web trovo spiegazioni un po’ confusionarie sull’argomento, nel senso che spesso vedo scrivere che la secrezione della creatinina nelle urine è costante, mentre quella delle proteine no…e che è per questo che si ricorre alla normalizzazione. In realtà io capisco che entrambe le sostanze vengono secrete in una data quantità durante le 24h ma che il loro valore può appunto risultare più o meno concentrato a seconda della diluizione dell’urina.
    Ad esempio se il valore delle proteine in un campione di urina può apparire basso - in caso di urine molto diluite -, se rapportato a quello della creatinina (che sarà altrettanto basso sempre per la questione urine diluite) darà come risultato un rapporto depurato dal valore della concentrazione urinaria e quindi realistico.
    Mi viene quindi da dire che non c’è bisogno di normalizzazione quando l’analita che si prende in considerazione non varia sulla base della concentrazione delle urine, corretto?
    Ultima domanda: nello stabilire i valori del rapporto tra analita e creatinina, come si determina il valore sotto soglia, quello normale e quello sopra soglia?
    Grazie ancora

  • No aspetta Silvia, è un po' diverso da come dici: la creatinina viene usata come valore dipendente esclusivamente dalla concentrazione urinaria perché viene escreta liberamente nel glomerulo, ma non viene praticamente né riassorbita né secreta dal tubulo in maniera importante.
    Se in due urine, una isostenurica (PS 1010) e una iperstenurica (PC 1040 per esempio) abbiamo la stessa concentrazione di proteine (ad es. 100 mg/dL), nel primo la proteinuria sarà sicuramente patologica (per esempio quell'urina potrebbe avere 30 mg/dL di creatinina) per cui il rapporto PU/CU sarebbe 3,3. In una concentrata la creatinina potrebbe essere ad esempio 400 ed il conseguente rapporto PU/CU pari a 0,25.
    Diversi studi hanno verificato la correlazione tra concentrazione urinaria e creatininuria, tra escrezione di vari analiti in 24h e quella misurata normalizzata alla creatinina ed hanno in generale trovato che questo rapporto è un buon compromesso. Certamente se si potesse fare la raccolta delle urine nelle 24h come nell'uomo sarebbe ancora meglio, ma la normalizzazione resta un ottimo compromesso.
    Per i limiti di cui parli, sono derivati da studi sperimentali e clinici.
    Ciao ancora, walter

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